Si terrà a Perugia il 19-20 Gennaio 2024 il 4° CONGRESSO NAZIONALE del FRAGILITY FRACTURE NETWORK – ITALIA (FFN-Italia). L’obiettivo è quello di discutere della “Appropriatezza, Qualità e Sostenibilità delle Cure nel Percorso Ortogeriatrico”, condividendo le problematiche e le possibili soluzioni maturate nello scenario locale e nazionale per “colmare il divario tra evidenze e best clinical practice”, sotto vari profili organizzativo, clinico, chirurgico, riabilitativo ed assistenziale.

Le fratture da fragilità ed, in particolare, quelle di femore rappresentano una preoccupante “epidemia” che impatta sfavorevolmente sulla qualità di vita delle singole persone, soprattutto quelle più fragili. Nel nostro Paese si contano circa 110.000 fratture di femore ogni anno.

Ogni paziente che si frattura ha un rischio aumentato di 5 volte di andare incontro a un’altra frattura da fragilità. Nel prossimo decennio si stima un incremento del 25% delle fratture da fragilità. Le conseguenze cliniche e sociali delle fratture di femore sono molto preoccupanti. Un quarto delle persone con frattura di femore perde la vita nell’arco dell’anno successivo all’evento traumatico. Oltre 80% dei sopravvissuti a frattura di femore non recupera il precedente livello di indipendenza dopo un anno, il 60% è ancora vivo dopo 5 anni ma in una condizione di grave non autosufficienza, dipendenza da altri, con ricoveri ripetuti, necessità di assistenza domiciliare o istituzionalizzazione. Il costo sociale e sanitario che la collettività deve sostenere per la gestione delle fratture da fragilità ossea è elevatissimo, circa 10 miliardi di Euro nel 2017 che sono destinati a diventare 12.5 miliardi nel 2030.

La crescente numerosità di coloro che richiedono cure ospedaliere e riabilitative per ri-fratture o molteplici fratture da fragilità rischiano di compromettere l’efficacia stessa delle cure offerte e la sostenibilità dei servizi socio-sanitari. Numerose sono le competenze specialistiche coinvolte, altrettante le linee guida, le raccomandazioni e gli strumenti sviluppati a supporto dell’appropriatezza diagnostica e terapeutica, eppure ancora troppe le persone private dei trattamenti o persi tra rivoli di percorsi multidisciplinari “a comparto stagno” o, talvolta, misconosciuti rispetto alla loro fragilità ossea e lasciati all’inesorabile destino dell’imminente ri-frattura e sofferenze personali e familiari.

Il Fragility Fracture Network Italia dice basta a tutto questo: è ora di cambiare! E’ questo il momento della responsabilità individuale e collettiva per migliorare l’identificazione dei pazienti, la prescrizione di interventi farmacologici efficaci ed appropriati, il monitoraggio delle cure basato sulla presa in carico e continuità assistenziale.

Il 4° congresso nazionale Fragility Fracture Network Italia richiama l’attenzione dei professionisti, dei cittadini e degli amministratori sulla necessità di un cambiamento di passo, in cui è fondamentale essere tempestivi nell’offerta di cure appropriate ed al tempo stesso flessibili ai bisogni emergenti dei soggetti con cadute e fratture da fragilità.

Un cambiamento basato su azioni concrete, necessariamente di tipo interdisciplinari, sempre centrate sui pazienti, a partire dal ricovero in fase acuta per frattura da fragilità, attraverso i processi di recupero funzionale e di prevenzione delle rifratture, fino al rientro ed al monitoarggio al domicilio. Un cambiamneto condiviso tra pazienti, professionisti, relative società scientifiche ed istituzioni.

Infatti, il congresso vedrà la partecipazione di attivisti nel campo della gestione e della prevenzione delle cadute e delle fratture da fragilità, rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali, incluso AGENAS e MES Sant’Anna di Pisa, e dei malati, in particolare la FEDIOS, esponenti delle principali federazioni di professionisti sanitari, in particolare la FNOPI, e delle società scientifiche italiane di ambito medico e chirurgico, incluso SIOT, SIAARTI, AG, SIGG, SIMFER, SIOMMMS, SIMG.

In maniera coordinata tra i professionisti, integrata tra i servizi, puntuale e precisa nell’offerta di cure approrpiate alla persona a rischio, è possibile intravedere un futuro con persone sempre più attive e più a lungo, con meno cadute, disabilità catastrofica e tante meno sofferenze per tutti.

Prof. Giuseppe Rinonapoli, Prof. Associato di Ortopedia e Traumatologia, Presidente FFN-Italia

Prof.ssa Carmelinda Ruggiero, Prof. Associato di Geriatria, Deputy Chair FFN- Europa

In Italia sono oltre 500mila le persone che ogni anno riportano una frattura da fragilità a livello di femore, vertebre, polso, caviglia e omero. Le fratture da fragilità sono la conseguenza di una ridotta resistenza ossea a seguito di un trauma minimo, quale ad esempio una caduta, o addirittura, si realizzano in maniera spontanea durante lo svolgimento di usuali attività, - precisa il prof. Giuseppe Rinonapoli.

Le fratture da fragilità generano grave danno alla persona ed assorbono numerose risorse del servizio sanitario nazionale. In maniera crescente, anche in rapporto all’avanzare dell’età della nostra popolazione, le fratture da fragilità richiedono ricoveri ospedalieri, interventi chirurgici, causano ricoveri prolungati con immobilità a letto, -sottolinea il prof. Auro Caraffa-, decondizionamento fisico, aggravano o favoriscono l’insorgenza di depressione e deterioramento cognitivo, aumentano il fabbisogno servizi riabilitativi e di assistenza domiciliare, - aggiunge la prof.ssa Patrizia Mecocci-, senza lasciare sconti a possibili complicanze medico-chirurgiche, finanche fatali.

In Umbria si contano circa 2000 persone con frattura di femore all’anno, il 90% vive al proprio domicilio e circa il 70% è autosufficiente prima dell’evento. La frattura di femore risulta fatale per il 20% di essi entro l’anno, nonostante il ricovero ospedaliero, l’intervento chirurgico, l’avvio di programmi riabilitativo-assistenziali. L’80% è ancora vivo ad un anno dall’evento fratturativo ma non ha recuperato il precedente stato di salute e di autosufficienza. Ancora, a 5 anni dall’intervento chirurgico per frattura di femore, il 60% delle persone è ancora vivo ma versa in una condizione di confinamento domiciliare, se non allettamento e/o completa dipendenza altrui, in balia di ricoveri ospedalieri ricorrenti e ricerca di istituti residenziali - ricorda la prof.ssa Carmelinda Ruggiero.

In questo scenario, a dir poco apocalittico se pensiamo alle proiezioni demografiche e nosologiche, l’Ortogeriatria si configura quale modello organizzativo-assistenziale ideale, dalla fase acuta al rientro al domicilio, per assicurare cure adeguate a persone anziane e meno anziane con fratture da fragilità, non solo di femore!

Infatti, le cure ortogeriatriche oltre che concentrarsi sulla gestione della fase acuta, (es. ricovero, intervento, complicanze ospedaliere), mirano a garantire il recupero della vitalità, funzionalità e qualità di vita della persona, con elevato grado di soddisfazione e beneficio per tutti. Questo grazie ad interventi medici, chirurgici e riabilitativi tempestivi, adeguati e personalizzati, oltre che basati su evidenza scientifica, e distribuiti lungo l’intero percorso di cura della persona, dal momento in cui cade, procurandosi la frattura, fino al ritorno al proprio domicilio, dopo l’ospedalizzazione e la riabilitazione.

L’Ortogeriatria è la risposta migliore ai complessi bisogni di salute delle persone vulnerabili, in particolare quelle anziane. Quelle che nonostante patologie e farmaci riescono ad esprime un ruolo sociale ed un livello di indipendenza funzionale, ma che sempre più, dopo un evento acuto quale è la frattura di femore, necessitano dell’omeostasi dell’intero organismo per tornare alle condizioni precedenti. Partendo dunque dall’esigenza della persona ne deriva la necessaria risposta del sistema nell’offerta di interventi medici, chirurgici, riabilitativi ed assistenziali altamente integrati e finalizzati al mantenimento della vitalità intrinseca della persona, non più semplicemente la risoluzione della frattura femorale.

L’Ortogeriatria è un’esigenza di tutti per anche avviare il prima possibile la prevenzione secondaria di ricadute e rifratture. È chiaro, infatti, che a 50-65 anni le fratture da fragilità si palesano in siti minori, quali il polso e le coste, a 65-75 anni si estendono al sito omerale, vertebrale, al bacino, e dopo i 75 anni prevalgono a livello del femore per poi ulteriormente evolvere in pericolose ri-fratture peri-protesiche.

Eppure, continua la “cronaca di fratture annunciate” con costi sociali ed umani prevenibili ed insostenibili. Oltre il 70% dei pazienti italiani di età superiore ai 50 anni che hanno subito una frattura da fragilità non ricevono alcun tipo di trattamento medico o terapia per prevenire i casi, troppo frequenti, di nuove fratture. L’integrazione tra Ortogeriatria e Servizi per la cura dell’osteoporosi e prevenzione delle rifratture, sia ospedalieri e sia territoriali, è una grande opportunità di cura, di qualità di vita e di civiltà.

Di tutto questo e delle possibili soluzioni maturate nello scenario italiano dal punto di vista organizzativo, clinico, chirurgico, riabilitativo ed assistenziale si parlerà al 4° CONGRESSO NAZIONALE del FRAGILITY FRACTURE NETWORK – ITALIA (FFN-Italia) dal titolo “Appropriatezza, Qualità e Sostenibilità delle Cure nel Percorso Ortogeriatrico: colmare il divario tra evidenze e best clinical practice”

Il congresso si terrà a Perugia il 19-20 Gennaio 2024 (link o QR code) e vedrà la partecipazione di attivisti nel campo della gestione e della prevenzione delle cadute e delle fratture da fragilità, rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali, incluso AGENAS e MES Sant’Anna di Pisa, e dei malati, in particolare la FEDIOS, esponenti delle principali federazioni di professionisti sanitari, in particolare FNOPI, e delle società scientifiche italiane di ambito medico e chirurgico, incluso SIOT, SIAARTI, AG, SIGG, SIMFER, SIOMMMS, SIMG.

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